Capsule collection design
Mi piace essere messa alla prova. Mi piacciono le sfide. Ed è per questo che ho una passione smodata per il mondo del design industriale. Avere a che fare con un bisogno, una necessità e da lì iniziare a immaginare scenari, offrire soluzioni.
Con coerenza, sincerità, ricerca, con quella pacatezza che non è arrendevolezza o indecisione quanto, piuttosto, ferrea dedizione, totale centratura, inesauribile ascolto. Perché il risultato proposto, l’oggetto creato, possa essere la migliore combinazione di funzionalità, estetica ed emozione.
Ogni inizio ha in sé qualcosa di magico: è insieme aspettativa e timore. È voglia che tutto accada, è paura che qualcosa accada. La fase iniziale di un progetto per me è così: la più complicata e insieme la più sorprendente. Trovo estremamente difficile rompere il ghiaccio ed entrare in sintonia con quanto deve ancora diventare.
Per questo nel mio lavoro come industrial designer davanti a un’intuizione o a un’esigenza, mia o passata da altri attraverso un brief, mi rifugio in una delle cose che so fare meglio: studiare. In un mondo dominato dai già visto, sento infatti forte l’esigenza di documentarmi, capire se ci si è già approcciati a una specifica problematica, definire cosa e come è stato fatto. Ne ho bisogno per allenare il mio pensiero laterale per obbligare la mia creatività a essere autentica.
È un passaggio fondamentale e totalizzante, dal quale non riesco a staccarmi finché questa parte di me – integerrima e inflessibile – non si ritiene appagata, certa di non aver trascurato nessun aspetto.
Se dell’inizio amo la riflessione, della fase che si apre poi adoro la condivisione. È uno degli aspetti che amo di più nel mio lavoro con le aziende: è quel confronto che si apre con chi si occupa di ricerca e sviluppo, con tutti coloro che – fuori o dentro l’azienda – sono coinvolti nel progetto e che quindi possono arricchirlo attraverso il loro sentire e il loro punto di vista.
È un passaggio fondamentale nello sviluppo di un prodotto, di un oggetto che poi entrerà nella quotidianità delle persone: investigare le mille sensazioni che susciterà, la relazione che creerà in modo del tutto spontaneo con chi lo userà.
Diventa in questa fase vitale non ragionare a senso unico, non limitarsi, ma nella ricchezza di molteplici punti di vista cogliere spunti e nuovi interrogativi a cui sforzarsi di dare risposte.
È così che poi accade, completata la ricerca e finita l’investigazione, che il ghiaccio si rompe.
E i paletti che fin qui ho piantato mi aiutano a visualizzare il sentiero, ad arrivare a una forma da cui partire. Una forma ancora grezza, spesso lontanissima da quella che sarà, ma che comincia ad avere un’identità.
E, una volta rotto il ghiaccio, il pensiero rimane aderente al progetto, fino ad arrivare alla soluzione finale, come in un compito di geometria.
È per me la parte più affascinante dell’intero processo. Mentre immagino il momento di arrivo, mi gusto ogni istante. Perché è con la prototipazione che si arriva alla vera sfida, è qui che si verifica se il progetto funziona davvero. Proporzioni, forme, dettagli tutto viene vagliato e analizzato alla ricerca di eventuali modifiche da fare, migliorie da apportare. Fare e disfare, fino ad arrivare a una percezione di compiutezza, a un’oggetto capace di aiutare e insieme riempire di senso le nostre case e le nostre anime.
Con brand che condividano con me la passione dirompente per l’analisi, per la ricerca, l’ossessione per il dettaglio, la maniacalità dell’investigazione. Con realtà agili e flessibili che considerano il lavoro di squadra una genuina ricchezza, quelle in cui il confronto non è mai giudizio ma sempre e solo crescita.
Se ti sei riconosciutə e ti va di vedere quali universi saremo in grado di esplorare, scrivimi a info@elenarogna.it . Ti risponderò al più presto!
© ELENA ROGNA DESIGN STUDIO
P.IVA 2398442984
PRIVACY & COOKIES POLICY
WEBSITE DESIGN: Factory42
PHOTO: Alessandro Nazzari e Elena Bugada
SEO©:Charanto